Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto

Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto
2ª edizione – Youcanprint – 568 pagine – 2023

giovedì 10 febbraio 2022


MI  PRESENTO

V’invito a vedere “Viaggi, libri e curiosità”, il mio Blog più importante; ecco il link:   https://giorgiocaeran.blogspot.com/ .

E v’invito, anche, a vedere la Pagina Facebook collegata a questo Blog, con il titolo omonimo: “Mezzo secolo rincorrendo il mondo”, di cui questo è il link:

https://www.facebook.com/Ho-pronto-un-libro-con-552-pagine-ma-agli-Editori-costa-troppo-pubblicarlo-102095105735122/?ref=pages_you_manage

Infine, come non far presente il Blog “Anna Rita Cairoli intervista Giorgio Càeran” (fatta in tre giorni, tra il 19 e il 21 marzo 2018)?

Ecco il link:  https://intervistaagiorgiocaeran.blogspot.com/

Bene, adesso penso che sia giunto il momento di presentarmi. Era domenica 18 maggio del 1952, poco prima di mezzogiorno di un anno bisestile, quando venni al mondo a Cermenate (in provincia di Como, a 14 km da Como e a 28 da Milano). I miei genitori mi hanno affibbiato il nome Giorgio Càeran e me lo tengo, anche se poi io ci ho aggiunto l’accento tonico sulla prima vocale per distinguermi dalle origini paterne (venete) a quelle dove sono cresciuto. Una curiosità: anche mia figlia è nata di domenica in un anno bisestile e del resto lì ci sbatto spesso, sposandomi pure in un anno bisesto ma con una chicca in più… ossia facendolo in un giovedì 16 luglio. Avrei tanto voluto sfidare la sorte sposandomi il giorno dopo, ma sarebbe stato osare troppo anche per uno non superstizioso come me. A ogni buon conto, dal 1980 non vivo più nel mio paese nativo ma a Milano, dove sono anche diventato padre.

Parlando del mio cognome succede che, per curiosità, ci sia chi intenda conoscere le sue origini… chiedendomi se sia veneto o friulano, o addirittura austriaco. C’è da chiarire che, sebbene io sono nato nel comasco, da parte di mio padre ho origini venete. In poche parole, mentre la discendenza di mia madre (Bazzi) è cermenatese ad hoc, quella di mio padre, che fra l’altro giunse a Cermenate nel 1927 quando aveva l’età di otto anni, viene da Montebelluna (in provincia di Treviso), quindi a soli quattro chilometri da Caerano di San Marco: si noti la somiglianza sul come mi chiamo. Meno male che non si chiama Caerano di San Giorgio, altrimenti mi sentirei troppo coinvolto… ahahahah.

E come va pronunciato, il mio cognome? Ovviamente in Veneto l’accento tonico cade sulla seconda “a”, ma giacché sono nato e vivo in Lombardia l’accento si sposta sulla prima vocale: ecco perché metto l’accento (che da tonico si trasforma in grafico)… diventando così Càeran. Sulla pronuncia del mio cognome c’è dell’umorismo. È fresco nella mente ciò che accadde il 7 giugno 2021, in occasione della laurea di mia figlia. Ebbene fu presentata come… Chiara Ceran. È la stessa cosa che mi capitava quando io ero studente, perché in quell’ambiente spesso si fa riferimento al latino. Infatti, lì ogni parola la si legge come si scrive tranne in una eccezione: i dittonghi ae e oe si leggono e, salvo che essi non siano segnati con una dieresi (¨), ovvero un segno diacritico che indica quando due vocali non fanno dittongo. Beh, per evitare pasticci io mi tengo sempre più stretto l’accento tonico sulla prima a, di modo che ai professori di latino sorga almeno qualche dubbio. Anche se a certi docenti ci sarebbe da far loro notare che il latino si usi soltanto dove c’è, ma senza pretendere che sia ovunque.

E i Caeran nel mondo? Durante l’emigrazione dei primi anni del 20° secolo i Caeran sono stati attratti dalla promessa di un nuovo benessere, soprattutto verso il Brasile e l’Argentina, creando con i loro cognomi nuovi rami. Ecco in sintesi la storia di una famiglia, partita quattro secoli fa da Caerano e di come il suo cognome originale si sia evoluto, e da generazione in generazione si sta propagando in Italia e nel mondo. Come del resto qualsiasi altro cognome.

Vabbè, ho sempre amato i viaggi, sin da quando ero giovane, deciso a licenziarmi quando il datore di lavoro non mi concedeva dei mesi di permesso non retribuito, nella speranza di trovarne un altro al mio ritorno (cosa che, però, non sempre succedeva). Ma io volevo andare in India con la Vespa (e starmene via senza date da rispettare, al punto che in quel viaggio stetti lontano dall’Italia undici mesi), attraversare il Sahara con ogni mezzo, navigare il rio Ucayali su una rudimentale imbarcazione (mangiando cibi cotti con l’acqua del fiume), andare nella Patagonia e nella Terra del Fuoco (in autostop), salire sulle Ande, conoscere l’Africa, eccetera… e di conseguenza, senza tentennamenti, non avevo alternative che dire addio ai miei posti di lavoro, oppure ottenere permessi non retribuiti (ma in questo caso solo in un paio di occasioni è stato possibile farlo, perché di norma non è mai  concesso). Non posso dimenticare anche i viaggi faticosissimi nell’Africa subsahariana, sia su deteriorati tassì-brousse (tassì collettivi) sia su sovraffollati treni; o che in Madagascar ho rischiato di annegare per cause assurde e incredibili. Ovunque ho ricevuto calorosa ospitalità e aiuti da parte dei nativi, ho familiarizzato con una moltitudine di persone... alcune delle quali sono poi venute a trovarmi in Italia.

La mia presentazione è finita... e la mia biografia? È presto detto: dal 1983 ad oggi ho pubblicato 5 libri. Contento? Beh, non mi piace cullarmi sulle cose già fatte bensì preferisco alzare l’asticella puntando al 6°, ossia al prossimo, quello che vorrei pubblicare, che desidererei più degli altri… perché sarebbe il mio gran botto finale, prima di togliere il disturbo. In chiusura mi si potrebbe chiedere: qual è il mio desiderio? Avere il consenso concreto dal mondo vespistico, ma forse, a ben vedere, non sono più considerato un vespista bensì un vecchietto che decenni fa fece dei viaggi esotici su una Vespa 200 Rally… roba da cartolina ingiallita che appartiene agli anni Settanta dell’altro secolo, un tempo lontano poco ricordato. Io ero dell’epoca pionieristica antecedente a internet, a quando le foto si facevano con le pellicole o con le diapositive, a quando i viaggi non erano dettati dalla moda, a quando le strade trasmettevano avventura e non erano comode come quelle odierne, a quando gli itinerari da percorrere si scrutavano solo sulle cartine stradali. Insomma, appartengo a un’epoca sconosciuta o, tutt’al più, non vissuta dagli attuali quarantenni e anche cinquantenni: perciò non piace.

1 commento:

  1. Giorgio, ho guardato con attenzione, e con tanta calma, questo tuo Blog. È entusiasmante e, da quel che si riesce a leggere, ritengo che sia anche ben scritto e d’altronde a pagina 280 riferisci che sei stato nominato in una tesi di laurea: mica male. Mi colpisce una cosa: Giorgio, mi sono soffermato su tutte le foto dell’impaginazione e ho notato che hai inserito tanti vespisti.
    – A pagina 35 non c’è però un vespista, bensì il motociclista Gianni Paolini (su una “Gilera 125 Arcore”) che hai incontrato proprio a Capo Nord.
    – A pagina 270 c’è Andrea Costa.
    – A pagina 271 ci sono Roberto Pacor, Flaviano Oliviero, Stefano Bottin, Monica Bottin, Simone Borghini, Massimo Berlenga, Marco Giurin, Antonio Chiera, Luca Up, Mario Perenzin e Stefano Medvedich.
    – A pagina 272 c’è Emanuele Provenzano (Presidente del “Vespa Club Paola”).
    – A pagina 273 c’è Antonietta Pasqualino Di Marineo.
    – A pagina 276 ci sono Flaviano Oliviero, Enrico La Manna (Presidente del “Vespa Club Leoni Rossi” di Grottaminarda) e Franco Cataruozzolo.
    – A pagina 278 ci sono Monica Bottin, Stefano Bottin e Marisa Pisan.
    – A pagina 279 ci sono Roberto Pacor (Presidente del “Vespa Club Monfalcone”), Stefano Medvedich e Mimy Domenico.
    – A pagina 280 c’è tuo fratello Ferruccio.
    – A pagina 284 ci sono Marco De Musso ‘Ujaguar’, Antonio Melchionna e Ilario Lavarra.
    – A pagina 287 ci sono Flaviano Oliviero, Roberto Pacor e Tony Brando (motociclista).
    – A pagina 288 ci sono Emanuele Provenzano e Antonio Tartarini.
    – A pagina 290 c’è Giuseppe Pizzo.
    – A pagina 291 c’è Fabio Cofferati.
    – A pagina 292 ci sono Franco Patrignani e Alberto Marchisio.
    – A pagina 293 ci sono Fabio Cofferati e lo stato maggiore al gran completo del “Vespa Club d’Italia”.
    – A pagina 443 ci sono Enrico La Manna, Franco Cataruozzolo, Rocchino Solomita e Alfredo Gaeta.
    – A pagina 444 ci sono Enrico La Manna, Rocchino Solomita e Alfredo Gaeta.
    – A pagina 446 c’è Giulio Usai (Presidente del “Vespa Club Carbonia”).
    – A pagina 464 ci sono Franco Patrignani, Alfonso Vivaldini, Luca Bertelli, Lorenzo Franchini, Valerio Boni e Fabio Cofferati.
    – A pagina 466 c’è Alfonso Vivaldini (Presidente del “Vespa Club Piubega”).
    – A pagina 476 c’è Sergio Stocchi, su una vecchia Lambretta.
    – A pagina 545 c’è Francesco Urso (che tra l’altro è stato l’editore degli ultimi 2 libri che hai pubblicato).
    Giorgio, io so che sei molto stimato solo che magari non ti è mostrato come invece sarebbe più giusto fare. Adesso vuoi fare una lista per chi intenda prenotarsi il tuo 6° libro (quello che sarà il tuo capolavoro), e la domanda che mi pongo è: 100 prenotazioni non sono una cifra impossibile da raggiungere. Tra amicizie, parenti, ex colleghi di lavoro, camminatori, tesserati dei “Vespa Club” (che oltretutto ti stanno leggendo nel libro “Vespa Rally”, pubblicato a gennaio scorso)… vuoi che non si riesca a completare questa prenotazione? Non penso che siano proibitivi 20 o 25 euro di prenotazione sull’acquisto di un gran libro, completo in mezzo secolo di viaggi e altro ancora. D’altronde 552 pagine per un formato grande si tratta di un grosso libro che, come dici, allarma gli editori per i suoi forti costi. Ecco il perché di questo contributo attraverso la lista, affinché sia possibile facilitare la pubblicazione con un editore. Certo che la Piaggio potrebbe fare qualcosa in tuo favore, visto che ha aiutato altri che hanno fatto neppure un decimo di ciò che hai fatto tu. Ma si sa che la Piaggio non ti abbia mai amato, è un dato di fatto. Chissà perché?
    Infine ti do un ‘in bocca al lupo’ per la vendita in blocco dei 213 libri pubblicati che ti sono rimasti: li daresti al prezzo complessivo di 850 euro, vero?
    Un saluto,
    Ugo Terzoli

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